La stanza 237

La stanza 237 è soprannominata la stanza dell'entropia. È molto grande, ampia ed accogliente ed è abitata da tempo immemore ma non da sempre. Al centro campeggia una grande vasca, ai bordi della quale si snodano molteplici percorsi e numerosi anfratti. Tutte le pareti laterali al di sopra dei bordi e dei percorsi che costeggiano la vasca centrale, sono punteggiate da numerosissime finestre, alcune delle quali chiuse, altre semiaperte ed altre ancora totalmente aperte. Sopra la piscina, appeso al soffitto, un'enorme radiatore funge da sorgente di luce e di calore e rende molto gradevole l'ambiente. Si dice che un tempo questa stufa fosse più vicina, forse alcuni strani marchingegni la tenevano in sospensione ad una minor distanza dal basso mentre l'ambiente della stanza sarebbe stato decisamente più caldo. Si narra che in altri tempi, invece, la stufa fosse più lontana, comletamente inserita in una botola al di sopra del soffitto, così che la stanza sarebbe stata più fredda. Ma forse, all'epoca, nessuno era ancora entrato nella stanza 237. Ad ogni buon conto, oggi l'ambiente è prospero e gli strani inquilini della stanza sembrano essere in apparente simbiosi con le caratteristiche ambientali dell'enorme locale che permette loro di vivere in condizioni di semi-nudità, con abiti molto leggeri come magliette, calzoncini e ciabatte.



In questa stanza vigono alcuni vincoli indotti da alcune semplici regole fisiche inviolabili: fra queste, una delle più importanti si basa sul fatto che alcune specifiche azioni, superate certe soglie, producono conseguenze irreversibili. Per es., con somma nostra sorpresa, scopriamo che questi buffi inquilini non possono togliersi i pochi indumenti che hanno, la completa nudità è bandita da leggi fisiche vincolanti.

Gli inquilini di questa stanza sembrano passare gran parte del loro tempo a compiere curiose azioni apparentemente inspiegabili: un'attenta osservazione esterna, ci permette di cogliere le bizzarre attività di questi esseri, consistenti perlopiù nel rincorrersi sui bordi della vasca nel tentativo di rincorrere chissà quale meta . Non che nella piscina non ci entrino, sia chiaro: ma sembrerebbe che preferiscano di gran lunga starsene in continuo e perpetuo movimento sui bordi, lungo i percorsi e negli anfratti dalla grande stanza. Durante queste intermittenti attività, gli abitanti della stanza sbattono abbastanza involontariamente ma anche più o meno impercettibilmente contro alcune leve che sbucano fra un angolo degli anfratti e uno spigolo del percorso, azionando così un meccansimo a distanza che va a chiudere – una dopo l'altra, ma con un certo ritardo di tempo – le finestre della stanza. Questa è una delle azioni che producono un effetto irreversbile: le leve azionate, si bloccano, le finestre chiuse non si possono riaprire. Nessuno sa esattamente cosa significhi ciò, d'altra parte chi ha mai notato le finestre, alte come sono nella parte superiore delle pareti laterali? Sembra un truchetto diabolico inventato da qualcuno che si diverte a testare le reazioni di qualche cavia.
In realtà basterebbe che, con un po' più di accortezza, si eviti di sbatter contro le leve, ma vuoi per il continuo e crescente gran daffare degli strani inquilini, vuoi per la loro inconsapevolezza, nessuno ci fa caso. Inoltre il caso vuole che, mentre le finestre aperte – così facendo – una ad una gradualmente e sempre meno impercettibilmente si chiudano, quelle semiaperte – che potrebbero rimanere tali per il semplice fatto che le loro leve sono già parzialmente bloccate – vengano pure lentamente chiuse a causa di un'altra azione (caratterizzante il gran movimento degli abitanti della stanza) dalle conseguenue irreversibili, che consiste nel lanciare un strano oggetto sferico contro le pareti della stanza e che, rimbalzando, finisce spesso per sbattere contro tali finestre chiudendole.

Via via che il tempo passa, qualche inquilino più erudito e sensibile di altri, scopre le finestre, ne comprende le implicazioni e intuisce le conseguenze – di nuovo irreversibili – che la loro progressiva chiusura può indurre nel tempo. Rimane inascoltato. Un altro inquilino* tenta pure con successo di praticare qualche espermento empirico atto a provare la relazione diretta fra lo spostamento delle leve e la chiusura delle finestre. Ascoltato? Di nuovo invano. Le leve sembrano non esistere e nemmeno si cerca di evitarle. Un terzo inquilino scopre la relazione diretta fra la chiusura delle finestre e le conseguenze che questo porterà all'ambiente della stanza e profetizza un futuro di gran caldo per il locale. E di nuovo, pochi lo ascoltano, alcuni lo comprendono, altri addirittura ne sono entusiasti della scoperta, ma molti lo ignorano.

Nel tempo, contunuano le osservazioni sensibili. C'è chi riesce a contare il numero, già alto, delle finestre chiuse e – proiettando la tendenza in avanti nel tempo – giunge ad aprire una finestra metaforica fatta di grandi inquietudini sul futuro della stanza 237. Sembra che gli abitanti del locale, più o meno involontariamente e più o meno inconsapevolmente (ma meno di prima), stiano effettuando – loro malgrado – un gigantesco esperimento sull'ambiente della stessa stanza nella quale passano il loro tempo. E c'è infine chi elabora un rudimentale ma ancora oggi efficace modellino di simulazione mediante il quale calcola di quanto sarà aumentata la temperatura del locale una volta che gli abitanti avranno azionato il doppio delle leve e chiuso molte più finestre della grande stanza.

Già. Perché è proprio qui che sta il grosso problema. La temperatura. Questa micidiale proprietà fisica che possiede qualsiasi cosa (chiamiamola pure sistema) che aumenta la sua energia termica, produce una serie di effetti irreversibili in questa strana stanza. Per es. gli abitanti, nel corso del tempo, in condizioni già divenute percettibilmente più calde, cominciano a mostrare segni di insofferenza. Per es. sudano, condizione questa che li rende molto meno effcienti nelle continue rincorse e molto più cagionevoli e proni all'astenia. E allora, ecco che cominciano a coprirsi di indumenti più pesanti, onde evitare di girare con abiti madidi. Questa è un'altra azione irreversibile (come già scritto), così come non possiamo pretendere di riavere l'uovo dopo averlo rotto e cotto per la frittata, così questi abitanti della stanza 237 non possono più pretendere di vivere in abitini leggeri e succinti dopo aver indossato quelli più pesanti. La soglia è stata superata, e questo naturalmente – con il passare del tempo – apre una voragine viziosa perché con abiti più pesanti questi hanno ancora più caldo dunque sudano di più dunque si coprono ancora di più. E così via. Inoltre, nel contempo, la stanza è sempre più calda perché le finestre chiuse aumentano e quelle aperte e semiaperte diminuiscono. D'altra parte, le leggi della fisica non sono un optional e condizioni al contorno mutate in questo modo, aumentano pure la temperatura dell'acqua della vasca centrale, che dunque evapora di più rendendo l'aria della stanza sensibilmente più simile a quella che si può trovare in un comunissimo bagno turco. E contribuendo così – in un micidiale meccanismo retroattivo – all'aumento della temperatura della stanza.
Tutto questo, sulla scorta anche delle pionieristiche osservazioni passate, viene raccolto in un lavoro che mostra con lucidità la situazione generale e che è pensato per tutti gli abitanti della stanza, in particolare per coloro che hanno potere decisionale.

Nel frattempo, si affacciano piccoli gruppi che tentano in tutti i modi perlomeno di proibire l'uso della palla o almeno di gestirne lo spazio di utilizzo, nel tentativo di salvare il salvabile e impedire la chiusura delle finestre semiaperte. Invano. Altri riescono a promuovere e favorire percorsi alternativi privi di leve da azionare più o meno involontariamente. Ma sono pochi e solo pochi li seguono, pur aumentando nei tempi più recenti. Ma esperti e attenti osservatori informano che, anche se si riuscisse ipoteticamente ad impedire lo spostamento delle leve da adesso in poi, la perversione di questo infernale meccanismo farebbe comunque sì che alcune finestre si chiudano ancora e in ogni caso la temperatura della stanza salirebbe ancora per un po' di tempo. Anche perché c'è acqua dentro, e questi abitanti dovrebbero pur conoscere l'inerzia data dalla capacità termica di questa sostanza e il potenziale di energia in più che sa fornire. Dunque, gli esperti li ammoniscono, è davvero ora di agire per evitare di non riuscire più, in un tempo futuro, a gestire ciò che già adesso appare come inevitabile. Molti li ascoltano, iniziano ad essere più consapevoli, attenti alle loro azioni, soprattutto a quelle che portano a conseguenze irreversibili. Per altri non cambia nulla, prigionieri come sono delle loro convinzioni e convenzioni, della loro inerzia, delle loro abitudini. Infine molti sono confusi da alcuni gruppi specifici (facenti capo ad eccentrici cricche imbevute di ideologie o ad organizzazioni criminali atte a mantenere lo status quo) tendenti ad usare il dubbio come tattica e strategia ideologica. E quindi, ecco che si narra di favoleggiati periodi passati ancora più caldi di quelli attuali (giusto per incorrere in una delle più tipiche fallacie logiche che albergano anche in quella strana stanza), ecco che il tutto viene ricondotto a cicliche oscillazioni armoniche nella radiazione della stufa centrale, e vai con le correnti della piscina che spiegherebbero il mutato ambiente, y vaja con il mancato consenso sulla conta delle finestre chiuse o sulla loro chiusura o sul loro effetto o sul collegamento con le leve o sul fatto che queste vengono azionate dagli abitanti durante la loro affannosa e continua rincorsa, ecco chi dice che in fondo più caldo e più sudore è bello e chi afferma che invece da qualche ora la stanza non si scalda più e sembra rimanere bella calda in modo stabile o chi dubita persino della percezione dell'incremento di temperatura, chi del fatto che gli inquilini della stanza da tempo sudino sempre di più, chi della percezione stessa del sudore, in fondo sudano da sempre ma non se ne erano mai accorti , ecc. ecc.

Come andrà a finire nella stanza 237? È il caso che i suoi inquilini inizino più seriamente a preoccpuarsi? A chiedersi cosa stanno sbagliando? Ad iniziare una transizione verso un cambiamento?

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Questo post è indirettamente dedicato ad un grandissimo pioniere (*) che per primo riuscì a provare sperimentalmente l'effetto serra e l'assorbimento della radiazione infrarossa da parte di alcuni gas: John Tyndall.
Oggi si festeggiano i 150 anni dalla pubblicazione del suo articoloOn the Absorption and Radiation of Heat by Gases and Vapours, and on the Physical Connexion of Radiation, Absorption, and Conduction". Se ne parla anche su climalteranti.
E, se decidete di entrare nella stanza, non abbiate paura: per es. con questo (già più volte segnalato) o questo libro (che raccoglie The climate scientific foundation for the climate change forecast fra cui i testi pionieristici di Fourier, Arrhenius e ovviamente anche quello di Tyndall) siete già ben corazzati...:-D

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