In fusione antartica

Le curve delicate di questo iceberg indicano che fonde molto rapidamente da quando si è staccato da un ghiacciaio nel Canale Lemaire. Dal 1950 le temperature invernali nella parte occidentale della Penisola Antartica sono aumentate di 5 °C.

Mentre il grande continente bianco rinverdisce, perde sempre più pezzi del suo capitale.

Il National Geographic ha un bell'articolo dedicato alla "morte dei ghiacci antartici" (c'è anche in formato cartaceo nell'edizione italiana di questo mese), il video postato in chiusura viene da lì.



Il tramonto tinge di rosso il Canale Lemaire, al largo della Penisola Antartica. Il ghiaccio costiero del continente si frantuma progressivamente a causa del riscaldamento dell'acqua e dell'aria.

In evidenza, dall'articolo:
Guardando dall'alto la piattaforma di ghiaccio di Pine Island, si ha l'impressione di assistere a un disastro ferroviario al rallentatore. La superficie corrugata è solcata da migliaia di grandi crepacci, mentre i margini mostrano fratture ampie quasi 500 metri.
«Non avremmo mai pensato che un ghiacciaio potesse fondere tanto rapidamente», dice il glaciologo Adrian Jenkins.
Il processo sembra inarrestabile e i ricercatori stanno facendo di tutto per capire quanto tempo richiederà.
Se il ghiacciaio Totten dovesse collassare, il livello del mare si alzerebbe di quasi quattro metri i tutto il pianeta.
La parte occidentale della Penisola Antartica si riscalda molto più velocemente del resto del pianeta. Il 90% dei suoi 674 ghiacciai si sta ritirando, causando il distacco di iceberg come questo nella Baia di Andvord.


Larsen C



La più grande delle piattaforme di ghiaccio Larsen, che si estendendo lungo la costa orientale della Penisola Antartica da Capo Longing fino all’area meridionale dell’isola di Hearst, sta collassando.
Come avevamo già anticipato alcuni mesi fa, sembra ormai imminente il distacco di una parte della piattaforma Larsen C che lascerà partire alla deriva un iceberg di dimensioni mai misurate.  Già nel 2016 l’avanzata della spaccatura era evidente e raggiungeva oltre 100 km di lunghezza, oggi mancano ormai 5 km al distacco completo e l’accelerazione subita nelle ultime settimane ha provocato una frammentazione del tratto finale lasciando presagire che manca ormai poco al distacco completo.

L’ultimo tratto della spaccatura, da satellite Sentinel 1

Stiamo per assistere al distacco di un iceberg poco più grande della Liguria o del
Vallese, uno dei più grandi cantoni svizzeri. L’iceberg che si libererà dalla piattaforma, infatti, avrà una superficie di 5800 km^2, forse poco se confrontati all’intera calotta antartica, la quale misura 14 milioni di km^2, ma comunque impressionante se confrontato al Vallese la cui superficie è di 5225 km^2. Lo spessore medio del ghiaccio è di 200 metri per un volume di 1155 km^3 , l’equivalente in acqua sarebbe sufficiente per riempire almeno 31 volte il Lago Maggiore, il cui invaso ha un volume di 37 km^3!

La spaccatura nella piattaforma Larsen C in tutti i suoi dettagli, MIDAS Project, A. Luckman, Swansea University.

Il mondo scientifico, ma non solo, si chiede che direzione prenderà l’enorme iceberg durante la sua deriva, anche se l’avanzata sarà lenta. Altra incognita sarà la reazione della restante piattaforma Larsen C che si troverà indebolita nella sua struttura, perderà infatti il suo fianco di sostegno verso il mare aperto per un rapporto di circa il 10%, generando una possibile disgregazione a catena. Questo successe già nel 1995 con la più piccola ed esterna Larsen A (che esisteva da migliaia di anni) e nel 2002 nella ben più vasta e vicina Larsen B (che esisteva da decine di migliaia di anni) dove, dopo il distacco di un grande iceberg,  in pochi mesi gran parte della piattaforma si sgretolò scivolando verso il mare.



Per una volta però l’influsso diretto dell’aumento globale di temperatura non sembra essere la principale causa del distacco, che è piuttosto imputabile ad un fenomeno naturale, il flusso divergente dei ghiacciai porta da sempre distacchi di grandi porzioni di ghiaccio, anche se non di queste dimensioni.

Un ghiacciaio sulla penisola antartica sposta il ghiaccio dalla calotta glaciale nell'oceano meridionale. Foto: Margie Turrin.

Anche diverse regioni della parte meridionale della Penisola Antartica si stanno destabilizzando e negli ultimi anni la perdita di massa glaciale è rapidamente accelerata.

Le numerose piattaforme di ghiaccio antartiche, Credit: Ted Scambos, NSIDC


In un sistema in cui la piattaforma glaciale è stabile (1), il movimento di discesa del ghiacciaio viene compensato dalla forza idrostatica di galleggiamento dell'acqua sulla parte anteriore della piattaforma. Temperature più calde (2) destabilizzano questo sistema perché l'acqua di fusione si infiltra attraverso il ghiacciaio lubrificandone la base e creando laghi glaciali di fusione che, riempiendo le fratture, incidono il ghiaccio attraverso la piattaforma. Una volta che la piattaforma glaciale si ritira fino alla superficie della terraferma (3), il supporto dato dalla forza di galleggiamento diventa trascurabile e il flusso glaciale verso il mare inizia ad accelerare favorendo un più rapido distacco di iceberg. Alla fine (4), la parte più bassa ed esposta del ghiacciaio si fa più ripida, accelera la sua discesa e perde massa. Anche acque più calde favoriscono questo processo, attraverso cessione di calore, fusione e assottigliamento dal basso delle piattaforme glaciali. Immagine originale di Ted Scambos e Michon Scott, NSIDC

West Antarctic Ice Sheet


Gran parte della calotta glaciale dell'Antartide occidentale (WAIS) si trova al di sotto del livello del mare, il che la rende particolarmente soggetta a instabilità e fusione (anche di origine geotermica, pur con molte incertezze a riguardo). Osservazioni radar satellitari di cinque ghiacciai diversi della WAIS che drenano nel mare di Amundsen (il settore che attualmente dà il maggior contributo alla perdita di ghiaccio antartico) hanno messo in evidenza un forte ritiro negli ultimi decenni. Questo ritiro glaciale avviene lungo un fondale che pende verso l'interno, lontano dal mare, permettendo così alle acque più calde dell'oceano (parte della Circumpolar Deep Water) di avanzare sotto il ghiaccio e fonderlo da sotto. Un fenomeno, fra l'altro, non nuovo e che sembrerebbe aver favorito le deglaciazioni della WAIS durante la prima parte dell'Olocene.



Tuttavia, mentre questi ghiacciai stanno cambiando più rapidamente del previsto e sembrano inarrestabili, rapportando il fenomeno sulla scala dei tempi umani lo scenario cambia parecchio. La fusione di questi ghiacciai avrà luogo sull'arco di alcuni secoli: mentre in generale questa regione contiene abbastanza ghiaccio da causare un aumento di  poco più di un metro nel livello globale del mare, questo accadrà molto lentamente.
La fusione del solo e instabile Thwaites causerebbe un aumento di soli 2,5 cm entro fine secolo. Il ghiaccio contenuto nei cinque ghiacciai sarebbe sufficiente ad alzare il livello di 1,2 m. Il ghiaccio contenuto in tutta la WAIS sarebbe in grado di innalzare il mare di 7 m, più o meno lo stesso contributo di quello della Groenlandia.




East Antarctic Ice Sheet

Ricercatori australiani cercano crepacci nel ghiacciaio Totten dell'Antartide orientale, che ha già dato segni di vulnerabilità, prima di usare altri strumenti per misurare quanto in fretta si stia muovendo e assottigliando.

La fusione dell'intera calotta antartica più grande, remota, antica, alta, spessa e stabile (quella orientale) innalzerebbe il livello del mare di 57 m. Pura speculazione, al momento.
Tuttavia, anche in questa vastissima area considerata finora meno a rischio qualche segnale preoccupante inizia ad evidenziarsi (vedi anche qui). La fusione del solo immenso ghiacciaio Totten, per dire, porterebbe ad un aumento del livello del mare di ben 3 metri e mezzo.


Un ottimo riassunto video di quanto sta succedendo in Antartide:

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