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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

Novità dal ciclo del carbonio

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WHRC Alcuni estratti dall' ICDC 10 , la decima Conferenza Internazionale dedicata all'anidride carbonica tenutasi un mese fa a Interlaken e organizzata dall' OCCR  dell'Università di Berna, in collaborazione con altre istituzioni scientifiche svizzere di punta nell'ambito della ricerca in climatologia. Un meeting che fornisce ai partecipanti una visione integrata e interdisciplinare del ciclo globale del carbonio e della sua perturbazione da parte degli esseri umani. I temi della Conferenza comprendevano il ciclo odierno del carbonio, le sue tendenze, la variabilità e le osservazioni, la prospettiva paleo e i limiti planetari, i processi biogeochemici e i loro feedback e collegamenti con ecosistemi, clima e processi socioeconomici, gli scenari per il futuro e i passi intrapresi verso la stabilità del sistema terrestre a lungo termine, nonché quella ricerca sul ciclo del carbonio effettuata a sostegno dell'accordo di Parigi. Ci sono contributi da

Il GW...fungino

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Il GW è destinato a modificare la composizione della comunità dei funghi, specialmente in ubicazioni fredde e al limite del bosco. È quanto emerge da uno studio sperimentale condotto durante sei anni dall’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL). Un team di suoi ricercatori ha riscaldato il terreno di 4° C – il valore di aumento della temperatura previsto fino al 2070 nella regione alpina – sotto a boschi di larici e pini mughi sul ripido fianco di montagna denominato "Stillberg"*, presso Davos (nel canton Grigioni). A tal fine, su un totale di 20 porzioni di terreno sperimentali, ha posato cavi di riscaldamento sulla superficie del terreno facendo in questo modo aumentare la temperatura dello strato organico superiore del terreno. Le analisi del DNA dei campioni di terreno e dei carposomi (i corpi fruttiferi dei funghi) hanno dimostrato che la composizione varietale dei funghi è cambiata in seguito al rialzo termico. Una specie di f

Linee di evidenza

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Gli esperti non hanno bisogno di ammettere di aver visto giusto

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Si possono inventare fake news a partire dalla distorsione di notizie scientifiche fra- (se va bene) o mal-interpretate? Certo che si può. Facciamo il paio alle solite fandonie raccontate dai soliti rifornitori di fake news e il punto su come stanno le cose. E le cose stanno così: lo studio pubblicato di Millar et al.  -  e tanto strombazzato e frainteso - afferma che un riscaldamento di 1,5 gradi C in più a fine secolo sia un limite geofisico non impossibile da raggiungere, previo però una serie di condizioni di mitigazione stringenti. Questo è il succo. Millar et al. 2017 Tenendo anche conto del fatto che il blend dei dataset globali mostra un aumento termico da fine 19esimo secolo di già ~ 1,2 °C  e non di "soli" 0,9 °C. fonte Ottimi, fra gli altri, l'approfondimento dello stesso Millar su Carbon Brief e i factcheck di Zeke Hausfather sempre su Carbon Brief ,  di Stefan Rahmstorf su RealClimate  e quello su Climate Feedback . La macchina del fa

30 anni di cicloni tropicali in 3 minuti

Modello di impatto Climada (risoluzione spaziale: 10 km), Centro per la modellizzazione dei sistemi climatici C2SM , Tarun Chadha & David Bresch, 2017 . L'animazione mostra tutti i cicloni tropicali degli ultimi trent'anni (1987-2016) mentre avanzano e colpiscono aree esposte, con i relativi impatti cumulati nel tempo rappresentati con colori luminosi (che mostrano, quindi,  il totale dei danni accumulati in ogni luogo nel periodo 1987-2016). Per dettagli sul modello di impatto, si veda Bresch, 2014 e Gettelman et al. 2017 . Cyclone data: IBTrACS, NOAA Background data: MeteoSwiss, NASA Earth Observatory (NASA Goddard Space Flight Center)

Di re nudi

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Guest post di Peter Schiesser Bondo, Houston, Orlando, Livorno, India-Nepal-Bangladesh: l’attualità porta le catastrofi naturali in primo piano. Se nel sud-est asiatico è una triste tradizione che centinaia di persone perdano la vita a seguito di alluvioni (così da non accorgerci nemmeno che queste, con 1200 morti, sono le fra le peggiori degli ultimi decenni), in casa nostra ci sorprendiamo di vedere cadere 4 milioni di metri cubi di roccia in un sol colpo, mentre allarmati volgiamo lo sguardo verso l’America, a Houston e in Florida. E, credo tutti, ci chiediamo: è a causa dei cambiamenti climatici? È il permafrost che fonde, o i ghiacciai che si ritirano? Sono movimenti rocciosi in atto da secoli o migliaia di anni? Risposte certe non ci sono: come si fa, per esempio, a provare che gli uragani Harvey e Irma non ci sarebbero stati senza i mutamenti climatici, sapendo che il Mar dei Caraibi ne genera ogni anno? Tuttavia, crescente intensità e frequenza di fenomeni naturali cata